Friday 7 November 2014
Wednesday 5 November 2014
Coming Soon: Nuovo reading al Café Voltaire
Il 20 novembre 2014 alle ore 8:30, nuovo reading della Brigade presso il Café Voltaire in Via dei Cerchi (Circo Massimo). Serata sul tema del lavoro con letture tratte da Articolo 1: una Repubblica AFfondata sul Lavoro. In attesa dell'evento a cui parteciperanno Marco Cinque, Alessandra Bava, Angelo Zabaglio & Andrea Coffami, Edoardo Olmi insieme a Annamaria Giannini e Maria Desiderio, proponiamo un'anticipazione video della poesia "Branzino" letta da Angelo Zabaglio & Andrea Coffami:
Monday 6 October 2014
Saturday 13 September 2014
Poesia di Alessandra Bava
Figli della disobbedienza
Come Thoreau
credo che le cose
non cambino, ma che
noi possiamo e dobbiamo
cambiare. Con
superbo furore,
lottiamo liminalmente,
perifericamente,
deliberatamente.
L’Armata Voce
ci anima,
ci unisce,
ci riunisce.
Presidiamo arsenali
di poesia e non
temiamo di esporci
alla gogna: parole, nuda
carne fremente,
ossa, grondanti versi,
denti affondati in
viscere di
senso
e di dissenso.
Mani e fianchi
immersi nel sangue
della verità,
pronti a generare
molteplici fogli, pronti
a generare molteplici figli
della DISOBBEDIENZA.
(da Rome's Revolutionary Poets Brigade Anthology, Vol. 1)
Poesia di Edoardo Olmi
NO РУТИНА
esplode
una piccola, Apocalisse di Fukushima
giorno per giorno –
dai brandelli dei nostri quartieri
...cada dìa.. cada dìa..
SENTITEVI BELLI
perché
si trasuda una guerra. potenza cingolata
dell'esistenza
di rimorchio
al bollettino dei caduti; oggi dì – ancora e come ieri
sotto il maggio sordo dei lavoratori
...cada dìa.. cada dìa..
non v'è deflagrazione atomica in grado di scalfire
né pisciatone spicciolo
di un tariffario ENEL
le mura alla fortezza della vostra
libertà
come onda anomala
di un senso che devasta.
smadonna oggi
un traboccare quotidiano | marea di un vile: catartico
infinito
Tsunami che tempesta all'alba le città dei nostri
significati.
(da Articolo 1, una Repubblica AFfondata sul Lavoro)
Poesia di Angelo Zabaglio & Andrea Coffami
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Dalle scarpe di marca passando per le marche da bollo,
dal bollo auto a “Double Dragon” e “Puzzle Bobble”,
dalle bolle del Cristal Ball passando per il solco di un disco,
dalla disco alla tecno, dalla tecno al buon liscio,
dalla vodka con ghiaccio all'acqua liscia,
dalla frizzante al chinotto, dal caffè ristretto al corretto,
dal poliziotto corrotto al cerotto che cura il danno fatto,
digerisco. Dal sipario alla fine primo atto,
mi sollevo dalla poltrona in platea di teatro,
dalla sensazione del tetro alla sensazione del vuoto.
Da “Indovina chi” ai giochi MB,
dalla BMX al cambio Shimano,
da una partita a Tetris al tris in mano,
dalla perdita di un amico caro al caro vita,
dal rincaro del cetriolo al caro petrolio,
dall'amico schivo a Lucio Dalla del “caro amico ti scrivo”.
Dal giornalismo di Matrix alla panza di Obelix,
dal Risiko a Trinity passando per all'oracolo,
dal Gin Fizz al bis dopo lo spettacolo,
da un brano di Samantha Fox ad un remix di Dj Shadow.
Da un'orchestra di Muti ad una suoneria in polifonia,
dai poliposfati ai polipi, dalle briciole di pane ai cannelloni ripieni.
Da Leo Gullotta a Mastella e da Pannella a Mastelloni,
da Nino Frassica ad Abantuono,
dal lampo di un lampo al fragore di un tuono,
dal calcio balilla al Subbuteo al fusillo Barilla,
dai Balilla al fascismo il passo è breve e senti come piove.
Dai giovani in lambretta con otto in pagella
dalla bidella al rettore passando per il ripetente
dal ripetente alla Gelmini, dai bocchini alle suore
dal monsignore all'onore, da Forza Nuova a Casa Pound
dal Pound alla Sterlina, dalla lira che prima c'era all'euro,
dall'Unieuro all'intercity e l'Eurostar,
dal diretto al regista, dalla comparsa all'attore non protagonista e la
Star.
Dal dado di brodo al dado di fumo, da Babbo Natale al camino,
da Micheal Cimino a “Natale sul Nilo”.
Da Ezio Greggio alla pecora nera del gregge,
da Rai3 al comunista, dal comunista alla lista nera,
dalla bandiera del tricolore al calore
e dal calore al calore di una hola,
dalla curva allo stadio agli Stadio ed il gran figlio di puttana in
radio.
Dalla costituzione agli Articolo,
da Tiziano al cantante neomelodico che spopola nel vicolo,
da Scampia alla ferrovia,
da piazza Garibaldi a Napoli all'unirsi dei popoli,
dalle malattie al propoli, dalla marcia di Topolino come suoneria.
Da “Domenica In” a Paperinik e da Topolino alla massoneria,
dagli effetti collaterali dei medicinali alle droghe da legalizzare,
dai codici subliminali agli animali trasformati in cartoni,
dal Giappone ai brani di Little Tony,
da Tony Corallo al terremoto e la scala Mercalli.
Dal corallo al mare, dall'estate all'inverno,
dalla neve al candore di un bimbo,
dalle palle di neve alle bombe carta,
dalla caduta del muro alla guerra in Iraq,
dal kebab ad Al-Qaida, dalla verità alla finzione,
dalle notizie di regime al mangime per cani,
dalle case chiuse alla mercificazione.
Dal lavoro fisso alla cassa integrazione,
dalla PlayStation all'altalena, dal pattino alle barche a vela,
dalla velina alla satira vera, dalla censura all'underground,
dall'Underground all'Heaven, da Melonarpo allo stile,
dallo stile al nuoto, dal cloro al clero, dai bersaglieri agli alpini,
dalle stragi di Stato ai cuori neri,
da “Sentieri selvaggi” a “Sentieri” e da “Sentieri” alla “Valle dei
pini”.
Dalla Valleverde ai calzini, dai piedi nudi al fetish,
dal pissing al cumshot, da “Hot Shots!” a Buster Keaton,
da Mickeal Keaton a Burton passando per Batman,
Rat-Man e Sandokan,
dall'applauso dopo la venuta del Messia alla suora in clausura,
dai Sepoltura all'ora di religione, da Bellocchio alla prigionia,
da Lucignolo alla libertà e dalla dittatura alla Cina.
Dagli arancini di riso agli aranci,
dalle quattro stagioni di Vivaldi alla margherita tagliata a tranci,
dai saggi francesi e dai francesi ai formaggi.
Dai trattati di pace e dalla pace all'amore,
dall'amore all'odio, da Kassovitz ad Asterix,
dalle pozioni magiche ai santoni in televisione,
dalla cultura popolare alla fine del mondo,
da un saggio sul nazismo ai libri gettati al rogo,
bruciati da legno di faggio,
dalla regia alla sala di montaggio,
da una canzone a Sanremo di Pino Donaggio,
alla canzone d'impegno al Primo Maggio...
con pugni chiusi nelle piazze che stringono il poco coraggio.
(da Rome's Revolutionary Poets Brigade, Vol. 1)
Poesia di Marco Cinque
Papà
costruisce mine
Ho finito il turno
alla fabbrica di mine
e stasera
parlerò al mio bambino
gli dirò: “figliolo
i paesi civili
costruiscono armi evolute
per i popoli
incivili e involuti
ma non sprecare il cibo
figlio mio
perché ogni morso di questo pane
costa una vita
innocente come la tua”.
(da Articolo 1, una Repubblica AFfondata sul Lavoro)
Poesia di Marco Lupo
Puzzato di fame io
Ripeto, puzzato di fame io
cercato portafogli sul lato basso del marciapiede
sotto le macchine calde di benzina
sotto le scarpe da 300 euro indossate senza
piangere
da gente che non cerca portafogli, questo è
chiaro
Fatto pasti nudi sul serio
tipo pasta senza olio
tipo pasta con olio di semi di girasole
tipo pasta con maionese, scaduta la maionese
Fatto puzzare molto la mia fame di puzza di fame
ma senza vergogna, no,
senza chiedere a nessuno di imboccarmi
di ascoltare il mio stomaco e le bolle
niente, mai niente da lamentare
così fa uno che puzza di fame sul serio
Sperare che qualcuno ti inviti a cena
questo sì, ma non più di una volta a settimana,
e fare finta una volta a tavola
di non avere fame
Solo che uno che puzza di fame puzza
e la puzza la sentono quelli che la fame non la
sentono
che hanno il lusso di non sentirla quella puzza
che riempie la bocca come vino acido
quella puzza che ti ci abitui come fai con i
piedi
con le mani con i peli
quella puzza che è un’estensione zotica della
cosa che sei tu.
Quando dentro tutto è cavo come un uomo di paglia
il sesso si muove si alza si gonfia
non lo controlli non lo semini il sesso
diventa duro senza motivi
diventa duro perché fa parte del gioco
perché per un po’ dimentichi la puzza
il tempo che ci vuole per entrare e uscire
venire con le costole che mordono la pelle
e piccole fitte di incastri
e laguna salata di acqua sessuale
che macchia per sempre il suo poster di 8 e ½
Poi la puzza di fame nel filtro della sigaretta
con gli anelli morbidi fluttuano gli anelli
e guardi Mastroianni impiastricciato
e fumo che espiri e puzza che entra
pancia che si dilata ombelico tagliato profondo
come buco del Gianicolo e occhi di donna scuri
che vanno a farsi la doccia dicendo vado a farmi
la doccia
e aloe sintetizzato nella confezione di plastica
bianca e verde
che lei compra sempre alla coop
che dice la coop è giusta l’aloe fa bene
Ecco la puzza di fame, eccola nella borsetta di
Armani
scacciare la puzza subito con un blitz delle dita
che sanno di interni
di cosce scavate di millenni di cosce nomadi
contadine cacciatrici
madri di affamati di portatori ambigui di puzza
di fame
eccola la puzza che scacci con le dita nella
borsetta
ecco l’odore della tua eroina
della cosa che odi che ti possiede che è stupida
come un tipo stupido in una legge di Carlo Maria Cipolla, pericolosa marcia
questa cosa stupida tra le dita che sanno di odore di case sbattute tempeste di
coriandoli basiliche stuprate
10 euro
10 euro rosa
Uscire allora con la puzza di fame che canta i
Beatles
correre e poi fermarsi e poi correre e poi
fermarsi e poi dirsi
cristo, ci vuole il passo giusto, ritrovare lo
stile
dimenticato ma ritrovato, lo stile di uno che non
ha fame
che ce l’ha ancora per poco,
lo stile di uno che ha avuto fame ma ora ha un
pezzo rosa
la fame è nella mensa della Caritas
nei documentari della BBC
la fame dei palestinesi
fame dei bambini pance arcuate che corrono nella
polvere con i sassi tra i denti,
la fame che fa schifo fa schifo fa schifo fa
schifo e tu la ingoi come tachipirina
ed ecco il posto, la puzza scivola dalla bocca
trema la mano trema la tasca
trema il pezzo rosa da 10 euro
Dentro c’è un tizio occhi verdi bandana nera
taglia affetta pizza al taglio
ragazzo con scarpe da 150 euro davanti
pizza con gamberetti
più due birre
12 euro
paga e va
io puzzato di fame adocchio la margherita fumante
hai presente il vapore la mozzarella sciolta il
pomodoro rosso steso per bene
eccola, lei scaccerà fame e puzza
farà ciò che è giusto stasera
e mentre occhi verdi bandana nera mi guarda e
chiede
entra occhi neri capelli neri
c’è la radio piccola a pile sulla mensola blu in
alto
esce dalla radio una canzone brutta di un tizio
che tutti conoscono
fa tipo eh eh eh,
e occhi verdi bandana nera canta la canzone e
dice vascorossi è bravo forte,
ma occhi neri capelli neri non parla
guarda solo la pizza
guarda la pizza con le patate
la pizza con i fiori di zucchina
la pizza con il prosciutto
la pizza rustica
la pizza con il salame piccante
la pizza con la salsiccia e i funghi
Dice bandana nera occhi verdi dimmi
dico io fai prima lei
dice lei fai prima lui
dico io offro io
dice lei ok
pizza con gamberetti
più due birre
12 euro dice bandana
12 euro dice lei
12 euro dico io
(da HEARTFIRE: the 2nd Anthology of the Revolutionary Poets Brigade)
(da HEARTFIRE: the 2nd Anthology of the Revolutionary Poets Brigade)
Poesia di Olga Campofreda
Il
Colloquio. Monodia a due voci.
Ma la prego si
sieda, si sieda pure
mia cara
signorina minorenne.
Minorenne
ancora.
Minorenne
quanto?
Di venticinque
anni.
Bene, molto
giovane
-le dici-
mentre pensi
-minorenne-
e lei ti
osserva con quegli occhi spaventati
che chissà
quante volte s’è guardata allo specchio
per sentirsi
sicura
prima di
incontrarti,
direttore.
E percorri
l’accurata scelta dei suoi abiti
Sobri,
composti,
camicia azzurra
aperta solo
sull’ultimo bottone
che lascia
intravedere
a stento
le sottili ossa
del respiro
-clavicole,
s’intende-
che viaggiano
veloci luccicando insieme
a quella
catenina d’oro sottile
-sarà un regalo
del battesimo
o della
comunione-
pensi,
mentre lei si
presenta
in tre
aggettivi
proprio come
le hai chiesto
di fare.
E quando si
spiega “precisa”
in realtà non
l’ascolti
chè t’immagini
invece quel giorno
in cui lei ha
deciso di andar via da casa
a studiare
lontano
alle feste,
pensi,
alle scopate,
alle notti
passate su un esame,
riempite di
caffè e aspettative vane.
Le guardi le
clavicole ansimare
d’ansia e di
passione
e ti passi una
mano alla cravatta,
cacci via i
pensieri,
mentre lei si
descrive “socievole”.
Le tue mani,
sudate,
disegnano il contorno
dei suoi anni passati, sul foglio:
cameriera,
baby sitter,
hostess,
qualche volta
modella,
il foglio
racconta,
e mentre si
dice “intraprendente”
tu leggi dei
suoi anni in Inghilterra,
conoscenza
della lingua: Ottima.
Sgualdrina,
sgualdrina,
e ritorni al
suo collo,
un collo magro
e bianco
che pure sui
libri
ha imparato a
piegarsi:
Filosofia, 110
e lode
tesi in
dialettica di Hegel.
E dottorato:
pure.
Un’inguaribile
passione
per i poeti
russi,
e gli
scrittori: pure
tutti quanti li
ha letti,
ti dice,
mentre si
descrive “colta”.
Quante
qualifiche
per così pochi
anni.
Sorridi.
Tu, che dietro
quella scrivania
hai un
calendario
dell’isola di
Pasqua,
che non hai
cornici per diplomi,
per famiglie:
neppure.
Questo lavoro-
dici-
esige personale
di rigore
c’è da avere
qui a che fare
con la gente,
con tutti
questi studi
non sarà che
poi si sente superiore?
Nossignore!-
lei dice
e un po’ trema
la voce
-E allora dica,
dica pure
a me,
che sono il
direttore,
qualcosa che
giustifichi i suoi anni
passati tutti
fitti
in questa
lingua astratta
di tesi e
antitesi
e spirito del
mondo,
in che modo
sarà utile
mi chiedo
nel promuovere
i modelli
d’avanguardia
che la mia
ditta lancia
sul mercato del
climatizzatore?
Mi serviranno
credo
a sopportare
meglio
l’etica del
servo e del padrone.
La fierezza
scorgi
direttore
nel suo sguardo
e il
disincanto: pure.
Resti in prova
qualche mese
signorina,
concediamo un’
eccezione al suo bel viso:
troppi studi la
distraggono,
mi creda,
chè il lavoro
non ha nulla a che vedere
con i massimi
sistemi che mi dice.
con la voce
spezzata,
un respiro
profondo e poi dice:
contratto.
Questa è
l’ultima parola che dice,
la signorina
piange
quando la mandi
via umiliata:
è al denaro che
lei pensa, al denaro!
Soltanto
vergognarsi deve,
a venticinque
anni,
e adesso vada
fuori!
Questi giovani
d’oggi
così arroganti,
questi giovani
d’oggi che hanno studiato tanto
e tu
–direttore- con le mani nella terra di tuo padre
e adesso a capo
della ditta,
faglielo capire
che cos’è il lavoro,
batti le schiene
della loro ambizione,
umiliali pure,
che sono
giovani,
che devono
imparare a tacere,
che devono
imparare ad obbedire.
Rendila arida e
atroce,
questa
giovinezza,
direttore,
adesso che non
ti appartiene.
Presentala
così:
qualcosa da cui
sei scampato,
qualcosa di
troppo simile
al male,
da cui sei
uscito fuori vivo.
La libertà non
c’entra mai
davvero.
(da Articolo 1, una Repubblica AFfondata sul Lavoro)
Poesia di Ludovica Lanini
Livello H mansione B tipo G
Cavi di gomma a percorrere
roccia
-gonfiare di gas nutrire la
terra-
pneumatici neri a
pesare sul suolo;
ogni giorno -fine
turno!- il controllo
del sia benedetto prodotto
finito
ogni giorno puntuale coi
solventi il carrellista
ogni giorno a perfezione la
paraffinatura
-“osservate segretezza
sui sistemi dell’azienda!”-
così vincola il
contratto
anche il tuo di apprendistato
livello H mansione B tipo G.
Dalle tue macchine a ciclo
continuo
-grandi, imperiose, te le
hanno affidate-
si propaga a perdifiato il
flusso sfrenato dell’aria compressa
la corsa nera dei battistrada
(carezze dure di scanalatura)
le lamine plastiche a sopire
il respiro.
“Controlla le mescole al
poliuretano
conserva il segreto
controlla la lingua!”
Ventuno turni ogni sette
giornate
la paga che appaga: la pasta
ogni giorno
dal 21 al 28 Sardegna
spesata
“Coll’albergo e il piscinone
come i vip!?!”
livello H mansione B tipo G.
Cavi di gomma a viaggiare
profondi
violare viscere a sistema
nervoso
eccitare la roccia
destare sinapsi
più su a rincorrersi le
camere d’aria.
“Quanti questa sera i
confezionamenti?
Tu oggi e domani e domani
ancora
custodisci le macchine a
ciclo complesso!
Custodisci il segreto.
Amministra la lingua!”
Amministra apprendista
contratto firmato
dopo periodo di prova
–obbligato!
Livello H mansione B tipo G
per ora, ma in futuro…
Futuro sicuro!
La macchina è tua, i cavi in
uscita…
In sosta stremata
d’autostrada rovente
t’incanti –unico- d’orgoglio
gonfio
di fronte a quei cerchi
fiaccati d’asfalto
pelle nera potente che preme
imperiosa.
Son le tue macchine a
partorire…
La busta che è a giorni,
agosto alle porte
evviva si parte, addetto
apprendista,
le ferie quest’anno le passi
in Sardegna!
“Amministra la macchina,
amministra il segreto”.
Ma il benzopirene appostato
ti spia
ti appesta i polmoni li
spolpa ogni giorno
il silicio li assale (la
tosse la sera)
il fegato affoga del cloruro
a cantilena
il cloruro di vinile che ti
macera il cervello.
I cavi scuri di gomma ogni
giorno
dalle viscere del mondo a
stringerti il cranio.
(da Articolo 1, una Repubblica AFfondata sul Lavoro)
Poesia di Massimiliano Damaggio
Atene, maggio 2011
uomini
escono dai buchi della notte
pieni di denti
sigarette
piccole grida
nella notte grande
molto grande
eccessivamente grande
seguono il cammino verso la piazza
lacrimogena
“ascolta, mi dicono, ho perso il lavoro
adesso dormo nei cassonetti
la banca m’ha mangiato un braccio
sono zoppo
non posso più elargire carezze
né calci
cosa può stasera, domani
questa riga, questa penna, questa roba qua
che chiamate poesia?
non è
carne né
pesce né
lingua
oramai ”
e saltano tra gli incendi
verticali dei chioschi
e gli alberi
soffiano
sul fuoco
(da Articolo 1, una Repubblica AFfondata sul Lavoro)
soffiano
sul fuoco
(da Articolo 1, una Repubblica AFfondata sul Lavoro)
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